Le guarnizioni sono spesso impiegate nel settore alimentare. Per questo motivo, è fondamentale che soddisfino, tra i tanti, un requisito fondamentale: l'atossicità. Quale materiale utilizzare, quindi, per la realizzazione di guarnizioni alimentari? Il PTFE, ovviamente, conosciuto ai più anche col nome di teflon. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Il PTFE è un materiale versatile e resistente, capace di resistere ad ogn pressione o condizione atmosferica. Ampiamente utilizzato per realizzare rivestimenti antiaderenti di vario tipo (come quello che ritrovate nelle padelle, per indenderci), il ptfe è il materiale preferito per la realizzazione di guarnizioni industriali, sia di tipo alimentare che idraulico o meccanico.
Antiaderenza, resistenza a ogni tipo di liquido, anche quelli potenzialmente corrosivi, elevato potere isolante. Le guarnizioni PTFE sono supporti fondamentali per ogni tipo di macchinario o supporto industriale e non solo, al punto che in commercio esistono tantissime tipologie di teflon.
Il ptfe vergine è ampiamente utilizzato in ambito farmaceutico e si tratta del teflon nella sua forma originaria, quasi, sicuramente la più pura disponibile in commercio. Lo distinguiamo in PTFE caricato (un PTFE vergine a cui si aggiunge una miscela con lo scopo di aumentare la resistenza) e PTFE rigenerato, molto utilizzato in ambiti chimici e raffinerie. In questo caso, si tratta di un PTFE che è stato precedentemente utilizzato e che, per essere messo nuovamente in commercio, viene sterilizzato, pulito e rigenerato, appunto.
Il PTFE modificato è composto da una resina molto meno porosa di quella tradizionalmente usata per creare guarnizioni pure in PTFE ed è, per questo, molto più resistente e con una più elevata capacità di tenuta.
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